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Il viaggio

Viaggiare
purtroppo non ricordo nè il libro nè l'autore, ma per fortuna ho conservato le parole.

Viaggiare, come addormentarsi, è sempre un pericolo, e ogni volta una promessa. È logico temere i pericoli; tuttavia, l'intensità delle promesse annulla ogni paura. Chi si è innamorato almeno una volta nella vita lo sa. Lo sappiamo tutti. Non c'è paura più implacabile, ne più dolcemente superata, di quella che ci invade il corpo quando il turbine dei desideri si mette in cerca della promessa che qualcuno ci fa con il suo semplice esistere davanti ai nostri occhi.
Viaggiare, dormire, innamorarsi, sono tre inviti alla stessa attività. Tre modi di andarsene altrove, in un luogo, in luoghi che non sempre capiamo, su cui mai abbiamo il controllo, che ogni notte sono diversi, e ogni mattina ci abbagliano e spaventano come un granitico pomeriggio d'ottobre.
Dove vanno i bambini quando dormono? In quali orecchi gridano la loro gioia? Da quale mondo proviene l'orrore che li sveglia nel cuore della notte? Chi li ascolta e li consola per ore e ore fino a riaccompagnarli sulla riva del nuovo giorno con le guance lustre e le gambe inquiete, con una fame da primo giorno di vita e una felicità cocciuta e affascinante?
Che sogni invochiamo noi adulti viaggiando? Perché non siamo capaci di starcene tranquilli? Che consolazione cerchiamo sospesi nel cielo, prigionieri di un aereo e liberi da tutto il resto? Non siamo capaci di stare troppo tempo nei nostri letti. Giorni e notti ancorati nei nostri letti trasformerebbero il cielo in cielo e la necessità in serenità?
Sarebbe possibile, senza far inorridire nessuno, senza sospettare di se stessi, rimanere a letto invece di salire su un aereo, prendere un treno, divorare una strada, andare a vedere il ghiaccio in cima a una montagna invece che in un bicchiere? Perché ci sono luoghi che visitiamo, nella nostra immensa necessità di sognare, in cui sul ghiaccio si cammina, invece di metterlo nelle bibite.
Rimanere a letto a sognare è qualcosa che non ci si può permettere. Suona la sveglia, arrivano i bambini con la spazzola, arriva l'idraulico, arriva il telefono, arriva il ricordo di un uomo che ci manca e che fischietta una marcia militare di domenica, arriva la peregrina ma insistente certezza che non esiste peggior peccato del peccato di omissione, arriva il remoto ricordo della lezione delle sette, del parco che attende i nostri piedi, del sole che assedia la finestra come un nemico.
Non riusciamo a dormire in una casa dove c'è gente perché la gente fa rumore, ne in una casa senza gente perché ne sentiamo la mancanza. Non riusciamo ad andare a dormire presto perché crediamo che il giorno finisca quando vuole lui, non quando vogliamo noi, crediamo che le sorprese possano arrivare all'ultimo momento e che più tardi andiamo a letto più follia riusciamo a rubare alla notte.
Non possiamo dormire fino a tardi perché potrebbero succedere le cose che non sono successe il giorno prima, e non potremmo perdonarcelo se tra le nove e le dieci il mondo entrasse in agitazione e noi, in soliloquio con il cuscino, ci perdessimo lo spettacolo.
Non sappiamo dormire più di quanto non sia inevitabile perché una volta qualcuno ci ha detto che dormire troppo intontisce e che solo gli stupidi sognano a occhi aperti.
In generale, sembriamo dominati dalla credenza che solo gli stupidi sognino, quando dormono. Dormire non è ben visto, per questo viaggiamo quando il bisogno di pericolo e promesse ci incalza.
L'altra possibilità sarebbe innamorarsi, ma innamorarsi con la stessa euforia che ci si può permettere quando si viaggia, essere disponibili alle perdite di tempo, alle attese, alle delusioni, alla stanchezza e ai cibi insoliti in cui ci si imbatte quando si viaggia è una cosa che dopo una certa età appare ridicolo. E’ visto anche peggio del dormire. E come addormentarsi in mezzo alla strada, come girare in pigiama per Reforma, come essere un sonnambulo che vaga senza precauzioni per División del Norte.
L'atteggiamento comune è credere che l'innamoramento sia una malattia dei giovani, dei giovanissimi, di chi ancora non sa cosa farà da grande né lavora per il proprio futuro, di chi può permettersi di perdere tempo contemplando qualcun altro, di chi dorme più di otto ore, scrive lettere a mano, e non ha ancora imparato a vestirsi con gusto. Innamorarsi vuol dire costruire una promessa imparentata con la chimera, è un pericolo di cui gli adulti non possono farsi carico senza procurarsi uno strappo alla schiena.
Per questo, quando si tratta di correre rischi o cercare promesse, la cosa più sicura è viaggiare.


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